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TREEHOTEL: le case sugli alberi svedesi

luglio 2, 2018
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Per gli amanti della natura, per chi ha bisogno di relax  e per chi è alla continua ricerca di nuove avventure esiste un luogo perfetto dove prenotare le ferie. Un hotel nella Lapponia svedese composto da cinque casette sull’albero, tutte diverse tra loro, in mezzo alla foresta boreale.

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L’hotel si trova nel nord della Svezia vicino alla città di Harads e non lontano dal Circolo Polare Artico. Ogni casetta sull’albero che compone l’area è stata disegnata e arredata da diversi architetti e designers scandinavi che si sono sbizzarriti per dare vita ad un hotel imperdibile. Un posto che soddisferà da un lato la vostra voglia di avventura e dall’altro la nostalgia della vostra vecchia casa sull’albero.

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Ogni casetta è caratterizzata da forme e materiali differenti, per questo motivo ognuna di loro ha un nome specifico: Bird’s Nest, Blue Cone, Cabina, Mirror Cube e Ufo. Sono tutte sospese da terra ad un’altezza fra i quattro e i sei metri, hanno servizi igienici eco-compatibili, una zona diurna e una notturna. Inoltre è presente una sauna alimentata a legna, sempre fra gli alberi centenari della foresta svedese.

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In aggiunta alla bellezza del luogo e alla ricercatezza architettonica ci sono i valori ecologici che stanno alla base della progettualità di Kent Linduall e di Britta Jonsson-Linduall, ideatori del Tree Hotel. Sono partiti dal desiderio di salvare una foresta a rischio abbattimento e hanno riversato in questa area verde tutti i loro ideali green come l’assunzione di uno stile di vita alternativo e il fondamentale rapporto di rispetto che l’uomo deve instaurare con la natura per poterci vivere senza distruggerla.

 

Credits: www.tuttogreen.it

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PONTI VERDI: le eco-strutture per gli animali

giugno 7, 2018
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Avete mai pensato a quali conseguenze subisce la natura quando una nuova grande infrastruttura viene costruita?

La costruzione di una nuova strada, o di una qualsiasi altra struttura artificiale di grande portata, ha un enorme impatto sull’ambiente in cui nasce e fra gli effetti collaterali da tenere conto c’è anche quello sulla fauna locale. Un habitat naturale tagliato in due da una superstrada, ad esempio, ha forti conseguenze sugli animali selvatici. Prima di tutto il contatto fra veicoli e animali spesso provoca la morte di quest’ultimi, inoltre la barriera artificiale rende difficile procurarsi cibo e acqua per moltissime specie e diminuisce drasticamente le possibilità di riproduzione e, di conseguenza, la diversità genetica.

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Le barriere sono sempre esistite, per alcuni animali infatti può esserlo anche un corso d’acqua. Ma l’uomo ha aumentato fortemente le interruzioni territoriali, che sul lungo periodo possono portare addirittura all’estinzione di alcuni animali. Tali infrastrutture hanno effetti anche immediati, ad esempio possono tagliare in due il percorso di una migrazione stagionale e quindi portare grossi problemi alla specie animale abituata a seguire sempre lo stesso tragitto.

Per sopperire a questo problema esistono delle strutture costruite appositamente ed unicamente per gli animali. Sono ponti, cavalcavia, sottopassi o tunnel ricoperti di terra e vegetazione, che permettono alla fauna locale di attraversare tranquillamente l’infrastruttura artificiale che altrimenti sarebbe stata un ostacolo. Ed il passaggio degli esseri umani su queste strutture verdi è vietato ed eventualmente multato.

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Alcuni esempi di tali opere si trovano in Canada, Australia, Paesi Bassi, Germania e anche in Italia: nel Banff National Park (Canada) troviamo una quarantina di strutture costruite per il superamento di una sola strada a quattro corsie molto trafficata; in Australia nell’Isola di Natale esiste un cavalcavia per la migrazione dei granchi rossi dall’entroterra verso il mare e nei Paesi Basi troviamo il ponte verde più lungo in assoluto, circa mezzo miglio unicamente dedicato alla fauna selvatica.

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I ponti per gli animali sono apparsi per la prima volta in Francia intorno alla metà degli anni 50. Alcuni anni fa grazie ad una campagna di sensibilizzazione e ad una raccolta fondi organizzate dalla guardia forestale Gerhard Klesen, è stato costruito un ponte per soli animali a Schermbeck in Germania. Il primo ospite di questo ponte è stato un cinghiale che ha attraversato la struttura verde costruita appositamente per permettergli di superare la strada che taglia in due il suo habitat naturale. Gli altri animali che lo utilizzano sono volpi, lepri e pipistrelli. Inoltre la Germania ha in programma di costruire altre 100 strutture simili nel prossimo decennio.

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In Italia la regione con più strutture verdi è il Friuli Venezia Giulia: nel suo territorio sono presenti 4 ponti verdi lunghi fino a 800 metri, 4 tunnel sotterranei e 50 sottopassi. Ogni opera è pensata appositamente per la fauna del luogo e per le sue necessità, grazie a progetti come questi si salvano moltissimi animali e diminuisce l’impatto ambientale dell’infrastruttura artificiale su di essi.

 

Credits: www.greenme.it

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MOSES BRIDGE: camminare tra le acque

maggio 15, 2018
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Esiste un ponte in Olanda che vi farà sentire Mosè per qualche minuto. È un ponte pedonale costruito come una trincea dentro un fossato difensivo, attraverserete quindi l’acqua senza toccarne una goccia.

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Ci troviamo nei Paesi Bassi, precisamente ad Halsteren nel comune di Bergen op Zoom.  L’attrazione da raggiungere è il Fort de Roovere, una struttura difensiva del 17esimo secolo a forma di stella e circondata da un fossato. Il Moses Bridge è nato dalla necessità di un ponte per attraversare il corso d’acqua e la sua particolarità è che non si sviluppa verso l’alto partendo da un punto A per raggiungere un punto B, ma prende una strada tutta sua e decide di scomparire attraversando l’acqua.

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Il progetto è stato portato avanti dagli architetti dello Studio RO&AD con sede nei Paesi Bassi, data la natura difensiva del sito storico hanno pensato di immaginare un ponte che risultasse “invisibile” da lontano, e quindi introvabile per i nemici.

È una trincea subacquea che ha le fiancate ad un’altezza per cui attraversarla significa quasi scomparire. Il legno scelto è della varietà Accoya ed è stato impermeabilizzato da una membrana EPDM, nel complesso il materiale è atossico e antifungo.

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Sono due i punti di vista più suggestivi della struttura: il primo è il ponte visto dall’alto che scompare fra le acque, il secondo è la vista mentre si attraversa la passerella, quando sembra di essere immersi nell’acqua e il paesaggio naturalistico diventa fantastico.

Il ponte è stato pensato proprio per mimetizzarsi con il paesaggio circostante e per non intaccare la zona storica che ormai è diventata una meta turistica dove passeggiate e piste ciclabili la attraversano interamente. Nel rispetto del sito storico gli architetti hanno deciso di inserirsi senza deturpare il paesaggio e la natura circostante, hanno quindi preferito un approccio caratterizzato dall’intreccio e dalla fusione che ha portato ad un bellissimo e misterioso risultato.

Credits: http://themuseumtimes.com